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  • ALESSIA BIASATTO

    Auroville sì, Auroville no

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    “Auroville è un’idea che spacca.”

    “Auroville m’ pare ‘na strunzata.”

    Auroville è un’idea che spacca.

    Si tratta di una città creata ad hoc e permettere ai suoi abitanti, freaks provenienti da tutto il mondo, di coltivare lì, in uno spazio di km cubici di aria fresca, quei valori che nella nostra società non si trovano più, nascosti come sono dalla fretta e dall’individualismo. auroville_4L’ashram di Pondicherry, elegante ex protettorato francese nel sud est indiano, il Tamil Nadu, una delle zone più ricche del subcontinente, conserva un silenzio perfetto per fuggire dal caos di tuc tuc cittadini che inseguono i turisti per imbrogliargli sui prezzi. E’ un luogo di meditazione dove il profumo dei fiori freschi e curatissimi accompagna la mente nel viaggio interiore verso il nirvana. Lì, il guru Aurobindo prima e the Mother poi (sua discepola e compagna) hanno fondato una comunità. Lì inizia a formarsi l’idea di una città ideale, Auroville, che sorgerà nella periferia della stessa Pondicherry. Potrete arrivarci facilmente in tuc tuc noleggiandolo per l’intera giornata … ma attenzione a chiarire bene i patti prima di partire col vostro autista: farà di tutto per aspettarvi e riportarvi a casa, lo scopo è ritrattare sul prezzo! Se ci andrete, all’inizio non vi sembrerà nulla di strano, affitterete una bicicletta e vi perderete a curiosare. Troverete un paese dove si sviluppano diverse attività, dall’agricoltura allo studio delle arti e dello yoga in tutte le sue forme.auroville_2 E’ vero che per accedere ai servizi il modo migliore è alloggiare in una delle trenta pensioni disseminate all’interno del recinto e dovrete registrarvi perchè vi permettano di avere accesso alle attività  e ai ristoranti del posto. I turisti non registrati, infatti, non potranno mangiare con gli aurvilliani e non arrabbiatevi se vi confineranno nei ristoranti periferici a prezzi pazzeschi. È una comunità dove ricevi dei benefici solo se ne fai parte. Non se vieni a curiosare. Non è pensata come una struttura per visitatori ficcanaso, è un luogo da visitare con lentezza, alloggiandovi una settimana e partecipando giorno dopo giorno alle sue iniziative. Non saranno dunque i primi 5 minuti ad Auroville a farvi sentire accolti, tutt’altro. Vi sentirete spaesati in un disordine di strade male indicate, aspetterete ansiosi un passante per carpire informazioni, vi troverete inseguite da branchi di cani selvaggi senza sapere dove rifugiarvi … se ci farete caso però c’è una logica interna che non è spiegata. La mappatura di Auroville è un disegno a cerchi concentrici che si sviluppano a mandala, un Matrimandir in grande ma bidimensionale dentro al quale è impossibile perdersi. I turisti quindi potranno godersela solo parzialmente; la welcome area all’inizio gli spiegherà in soldoni di cosa si tratta e poi potranno arrivare fino al grande mandala, la struttura simbolo di questo posto. matrimandirSi tratta di un mandala tridimensionale d’oro al cui apice un buco permette l’entrata, allo scoccare del mezzogiorno, di un filo di luce che si rifrange su un cristallo contenuto nel suo cuore interno. Una struttura simbolica e senza grandi fronzoli che bene riassume la filosofia di Auroville. Insomma vi consiglio una visita a questa comunità di 3000 abitanti, ma andateci con l’istinto dell’osservatore non con quello di chi se non gioca si offende. E cercate di carpire, parlando con gli abitanti della zona, quali sono le prerogative per entrare nel gruppo. Altrimenti la visita potrebbe rivelarsi una grande delusione.

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    Auroville m’ pare ‘na strunzata.

    Scusate se estrapolo frasi in un dialetto altrui, ma i veraci Tre-Tre del mitico Drive In mi sembrano gli ambasciatori più idonei a introdurre la mia visione. Non tanto perchè questo complesso architettonico-spirituale nei dintorni di Pondicherry mi sia parso poco interessante o di minor bellezza. Ma più che altro per le contraddizioni emerse durante la visita. L’idea di “società alternativa” che aleggia intorno a questa comunità, non mi sembra nè meritata nè nata spontaneamente.
    Ammetto a me che gia’ gli ashram indiani sembrano luoghi abbastanza esclusivi e poco accessibili per la maggior parte della popolazione indiana. Il che me li ha resi meno simpatici nella pratica di viaggio che nella teoria studiata in Europa. auroville_7In ogni caso, non sono neanche una persona portata a vedere complotti dappertutto; semplicemente mi pongo delle domande.
    La prima è: nonostante tutte le donazioni che i fan di Auroville nel mondo avranno effettuato, come fa la comunità a sostenersi con quei quattro lavoretti che si possono fare al suo interno? Certo, ho pagato a peso d’oro delle bustine di Triphala (che purifica l’organismo) e di Spirulina (che speriamo almeno faccia ridere), ma non mi sembra un business tale da tenere in piedi una struttura di questa portata, specie in uno stato scalcinato come il Tamilnadu. Non senza denaro circolante, almeno. Mi piace molto l’idea di vivere tutti in pace senza soldi e nel rispetto delle credenze altrui, e altrettanto il ritrovarsi uniti nella meditazione e nell’armonia di un’esistenza a contatto con la natura.
    Ma il mirabolante santuario della Grande Madre, quel super-pallone d’oro che campeggia al centro della giungla e farebbe sbavare qualunque Cristiano Ronaldo, non e’ mica costruito di paglia e fango, signori miei! E nemmeno le moderne palazzine bio-sostenibili che lo cingono secondo una logica concentrica. Tant’e’  che, come in tutti gli anfiteatri, i posti piu’ vicini alla scena sono i più accessoriati, belli e e costosi. Le zone abitative non sono infatti assegnate aleatoriamente ma a seconda di quanto ciascuno paga prima di trasferirsi. Della serie: spogliatevi di tutti i beni, o voi che entrate!
    A me, che sono cresciuta dove l’erba del vicino è sempre piu’ verde, pare un po’ strano che quello del cerchio 5 non provi mai il desiderio di cambiare il suo studiolo sommerso dalla sabbia e dalle rampicanti con il loft del fighetto del cerchio 1, vista-palla e col prato inglese. Ma forse ho una logica troppo inquinata dal capitalismo e dunque passo alla seconda domanda:
    Perchè se uno chiede informazioni sono tutti così vaghi? Ovvero, si può accedere al centro di accoglienza visitatori, guardare i filmati sui creatori della comunità, Sri Aurobindo e the Mother (mamma mia, che paura mi fa, ‘sta vecchia!) mangiare cibi pulitissimi nella caffetteria centrale e sentirsi tranquilli se si azzarda un’insalata di crudité (a costi europei). Poi però se vuoi partecipare alle mille (teoriche) iniziative culturali, fare yoga con loro, o solo vedere cosa fanno, non riesci a trovare niente. auroville_6Ho passato una giornata a farmi inseguire dai cani pulciosi mentre vagavo in bici, maneggiare la cartina sudata e gli opuscoli, ripercorrere strade e stardine per cercare la mensa dove mangiano loro, gratis. Era tutto ben nascosto. Volevamo che ci indicassero dov’era la piscina comunale, qual era l’evento del giorno, in che padiglione si tenevano le lezioni di una cosa qualsiasi, ma niente, io avevo la sensazione di essere entrata in una setta dove gli adepti non vogliono mischiarsi agli impuri e preferiscono non darti troppe dritte. A fine giornata siamo giunte nella palazzina riservata allo yoga per quella data (cambiano ogni giorno apposta secondo me!),  affrante, perché dopo tanto sforzo scoprivamo che la classe era terminata. Beh, sapete cosa? Menomale che gli ho fatto confessare che i seminari erano solo per i residenti, sennò staremmo ancora là a strapparci i capelli e a piagnucolare di nascosto con la Grande Madre.

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    Auroville sì, Auroville no di Alessia Biasatto è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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