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Pechino express in Myanmar: la rivincita dei portafogli vuoti – Alessia Biasatto
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    Pechino express in Myanmar: la rivincita dei portafogli vuoti

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    Giorni fa, aspirata da un giro d’aria che forse soffiava da est, sono entrata in soggiorno proprio quando partiva la sigla dell’ennesimo reality: Pechino Express. Eccheppalle: la solita storia di un manipolo di famosi a titolo diverso che si misura con una grande prova di valore, in questo caso l’adattabilità agli imprevisti di viaggio. Mi è salito l’orgoglio dell’avventuriera rimpatriata, checcavolo, e ho iniziato anch’io a fare il tifo. Contro.

    Ovviamente le squadre dovevano superare anche altri ostacoli che un conduttore finto-perfido ideava per loro. Belle sfide, soprattutto quelle di ispirazione bucolica. Abbiamo bisogno di natura, anche noi sul divano. Bravo pure il perfido vestito di nero. Lo trovo adatto, nel suo colletto alla coreana. Mi ha colpito la coppia dei due fusti che  tentava di rinchiudere pecore birmane fuoriuscite dal recinto imitando il verso africano di truci babbuini. Ecco, ho riflettuto, sembrano proprio gli scimmioni che m’intimidirono sul Capo di Buona Speranza. Anche questi pensieri in fondo, sono tracce di globalizzazione. La cosa più incredibile per me, ad ogni modo, resta il fatto che i concorrenti dovranno viaggiare con un euro al giorno e giungere alle varie tappe delle prossime settimane usando solo passaggi gratuiti.

    Ma avete presente qual è, in Oriente, il valore del denaro? Avete mai provato, voi, a chiedere qualcosa stretti dalla necessità? mg_2165

    Se vogliamo guardare alla generosità dei viandanti birmani con gli occhi dei “bravi cristiani” (mi scusino per un attimo gli appartenenti ad altre religioni monoteiste) forse il loro sorriso ci sembrerà un ponte di disponibilità e di ingenua curiosità, esaudibile con semplici racconti sul nostro mondo occidentale o sulle nostre vite disturbate da cellulari che i birmani tanto desiderano. Sicuramente ci saranno e ci sono state anche nel mio viaggio persone di indole ottima che morivano dalla voglia di comunicare con me solo in quanto bionda, altina, e con gli occhi azzurri. Ma non c’è il buon Samaritano.

    Ricordo un monaco buddista e delizioso mentore alla Shwedagon Paya. Ci ha spiegato disinteressatamente (per ore) la povertà della sua terra. Ricordo però che era anche ben pasciuto sotto la tonaca arancio, e che ci consigliava, come faceva lui, di andare a curarci in aereo a Bangkok, se ne avessimo avuto bisogno. Lui fu l’unico a fregarsene delle nostre carte di credito. Nel momento in cui però si chiede un servizio di qualche tipo o anche un consiglio dall’India al Laos, infatti, la voglia di business prevale sulla solidarietà e sulle chiacchiere. Non c’è niente di male eh? Hanno poco niente, sotto quella canicola.

    foto-e1411478921271Ma non è l’Africa delle ingenuità. Sono mercanti, in Oriente. I birmani poi, in particolare, hanno appena visto la caduta di un regime che li spiava per passare a uno che li lascia liberi di chiederti 10 dollari per una fotografia del tramonto dal colle più alto di Mandalay. Benedette le foto di Obama con la coraggiosa Aung San Suu Kyi – sono su tutti i muri del paese – chissà quanto gliele hanno fatte pagare. Perchè allora i passanti non dovrebbero tentare di farsi due soldi con questi signorini filmati 24 ore su 24 da telecamere ultimo modello. Già, perchè noi le attrezzature della produzione non le vediamo, ma in un paese dove manca la luce diverse volte al giorno e dove nemmeno i rari ospedali funzionano per lo stesso motivo, vogliamo che il passaggio dato ai turisti vip sia solo generosità? Può essere stupore e voglia di partecipare, sì, ma secondo me poi non inquadrano la richiesta di mancia. Dove sono le mani tese che ho visto io? E gli occhi fiammeggianti quando gli mostri il portafoglio vuoto?

    Per fortuna c’è una parte del programma che mi ammansisce e mi convince di più, ovvero la devoluzione delle vincite dei protagonisti a varie iniziative sociali del paese. Mi sembra giusto, sacrosanto secondo romana-chiesa, ed esportabile come un buon esempio. Spero veramente che i beneficiari sappiano destinare i fondi con più saggezza delle nostre charity. Spero che molti bambini mangino invece di masticare quegli orribili fruttini rossi anti-fame, che poi sputano agli angoli delle strade come tanti tubercolotici. Spero anche, quando tornerò, di non avere il terrore di lasciarci le penne, se per caso mi viene un attacco di appendicite e non sono ancora diventata una vip.
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