Da una settimana cerco di fare ordine mentale per descrivere questi tre mesi di viaggio. É come bloccare il tempo, darsi la possibilità di guardare verso il cielo vertiginoso, trovarci la punta di uno stupa, le foglie di un albero al rovescio, la curva di una nuvola. E poi il becco di un rapace: lo puoi contemplare senza limiti di tempo, senza lo squillo del telefono a interrompere un momento che sembra durare un anno. Non drin.
Noto che in questi giorni puntualmente propongo la descrizione della Shwedagon Paya, uno di quei luoghi-shock, che quando alzi il naso ti senti tu, il Buddha illuminato. E vuoi restare lí. Ti piacerebbe annotare i cambiamenti della luce, vedere chi arriva e perché, entrare in quei piccoli templi. Perché non ho un altro obiettivo per fissare la luce porc…? o la Leica M di Doisneau.
A Yangon tornerei senza dubbio per te, Paya.
95 metri d’oro massiccio, è la mecca dei buddisti di Alessia Biasatto è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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