Una città baciata dal sole e dal bel clima ha spesso una particolarità: i suoi tetti sono piatti, di modo che se ne possa usufruire per varie attività e, in ultima ratio, per stendere il bucato. Già, la famosa morbidezza dei panni stesi al sole del Dixan. Forse è uno di quei piccoli piaceri di cui molti si sono dimenticati, così come dell’avere un rapporto cordiale con i vicini, o del dedicarsi, senza affanni, alla cura della casa. Molti valuteranno questi dettagli come una magra consolazione, rispetto alla cattività della quarantena. Ma chi di recente è uscito da un lungo periodo di convalescenza, magari solo perché si è operato al legamento crociato e ha dovuto star fermo sul divano, sarà di un avviso diverso e spero, in questo momento, sarà avvantaggiato. Queste persone, nel momento in cui sono state costrette a casa, non hanno avuto concerti gratis, libri gratis, visite ai musei gratis, tornei on line cui partecipasse tutta la sua cricca sportiva, momentaneamente lasciata in pausa. E sono sopravvissute. Dopo mesi, si sono rimesse a camminare, con più o meno fatica e dolore, hanno ripreso la forma fisica e probabilmente sono anche cresciute, umanamente, dopo aver superato il peggio. Se, comprensibilmente, l’essere umano non tollera il pensiero dell’ammalarsi gravemente e dalla morte che ci sfiora, c’è sempre la scelta di concentrarsi sulla vita.
La vita, dicevo, è fatta di tante cose, e non solo di un’agenda da rispettare con l’ansia propria della routine lavorativa. Nessuno è più bravo degli altri, in questo momento difficile, ma penso che,come collettività, possiamo riprenderci il tempo che ci era stato sottratto, approfittare. Invece, sento costantemente parlare di noia.
Non sarà perché questo zapping furioso che facciamo, tra le varie, incredibili, allettanti proposte del cartellone di quarantena, fa sì che non godiamo di nessuno degli svaghi che ancora ci impongono, come se fossimo macchine su cui va bene qualsiasi combustibile, anche l’olio di colza, purché il motore continui a girare?
Non dico nemmeno di non fare niente e scrutare l’orizzonte, come i capi indiani, da cui pure potremo imparare. Ma sono a favore del contingentare. Scegliere UNA attività cardine, su cui imperniare la propria giornata apprezzandone così tutte le sfaccettature; questo sì che ci può salvare nel profondo. Perché scegliere implica desiderare una più delle altre cose e, soprattutto, che questo desiderio si manifesti in noi forte e chiaro. Quelli che sono genitori sapranno che è importante insegnare queste cose ai bambini. E allora perché non le mettono in pratica anche loro, quando ci è richiesto di tornare a nascere, in nuove vesticasalinghe?
La manager di successo può farsi una maschera di bellezza o un peeling, con gli ingredienti che scova qua e là in casa. Può essere soddisfatta di questo, oggi. Domani farà un’altra cosa. Il tennista incallito può leggersi il meraviglioso libro di Agassi, se proprio non vuole sbrinare il frigo che si chiude a malapena, dopo che l’ha accostato malamente, ogni volta che scappava via per una partita.Io personalmente mi dedicherò a guardare i tetti di Barcellona, dove ci sono vicini che non avevo mai visto, ma ci si saluta, da qualche giorno, come se ci si conoscesse da sempre. L’aria è pulita come non mai e il cielo è azzurro pervinca. Penso che, come nella vita, non sono stata né troppo fortunata né troppo sfortunata. Non ho un giardino, ma sul tetto da poco ridipinto di bianco, posso prendere una boccata d’aria. Non posso fare il barbecue, come il vicino, che ha anche i cactus e una pianta di rosmarino. Eppure, da lontano, alzo il bicchiere e brindo alla sua salute. Mi vede, lo alza anche lui, ci sorridiamo. E pensare che un mese fa stavamo seduti ai lati opposti dell’assemblea del barrio, scontrandoci sul fatto che il bar di sotto dovesse rimanere aperto fino a tardi o meno. Queste attività non sono disponibili on-line e non mi hanno fatto uno sconto per spingermi a praticarle. Ma hanno il sapore dell’ultimo quadratino di cioccolata, che si scioglie in bocca lentamente e non si trangugia. Questo sapore intenso è ciò che ci farà ricordare quella marca, sono sicura, quando potremo finalmente uscire a ricomprarlo. Contingentate, gente, dunque, contingentate…
Le tue cronache di viaggio, in questi mesi di confinamento e solitudine, diventano “sogni di vacanza”, divagazioni dalla grigia consuetudine del “produci – consuma – crepa” a cui ci vogliono limitate.
Grazie Alessia!
Grazie Daniele, nei viaggi quella che sembra una disavventura è spesso la cosa che più rimane, l’aneddoto su cui ridiamo dopo anni. Speriamo valga lo stesso anche per questo periodo un po’ buio e che faccia da preludio alla nuova luce sotto la quale vorremo vedere le cose dopo.
Hai ragione, la luce prima o poi tornerà e non è detto che proverrà dal fondo del tunnel, potrebbe insinuarsi in qualche fessura o riflettersi in qualche pozza o frammento di ghiaccio, allora la speranza nuova, sarà più bella e meno scontata!