Quando ero in Birmania notavo con certa sorpresa che i locali avevano una grande ammirazione per la tecnologia malese. L’avevo presa un po’ a ridere perché, essendo il paese molto arretrato, credevo si ponessero un traguardo se non altro accessibile: arrivare al grado di sviluppo dei vicini leggermente più ricchi. Un po’ come se un bulgaro guardasse a un greco, insomma.
Una coincidenza fortuita volle, al tempo, che io non riuscissi ad andare in Malesia a toccare con mano. In pratica, caddero due aerei della air Malesia a distanza di poco, scomparsi nel mare, uno dei quali probabilmente abbattuto, ma non si è mai saputo proprio tutto. In ogni caso, la suggestione del momento fece saltare il viaggio e soprattutto creò diverse battute sulla bravura degli ingegneri aeronautici malesi.
Anni dopo, tuttavia, ho incontrato a Penang un vero ingegnere malese in carne ed ossa, che per giunta aveva lavorato per la Singapore Airlines. C’è da dire che dopo una settimana trascorsa in Malesia già avevo capito che non si trattava più del paese dei pronipoti di Sandokan, né quello dei temuti pirati che insidiano i mercantili sulle Molucche. E’ invece un paese molto avanzato tecnologicamente, che guarda come linee di sviluppo al Giappone e a Singapore. Non è raro vedere pubblicità in cui si parla di prodotti che sono (in teoria) il n.1 in Giappone, nè il sistema di trasporti ha nulla da invidiare all’ Europa più prospera: reti di autobus frequentissimi ed efficienti, comprati in Corea, stabilimenti di fabbriche tra le marche tecnologiche più importanti, come Dell e Osram, ad esempio, che a Penang hanno costituito una specie di Silicon Valley asiatica con migliaia di dipendenti venuti qui dall’estero.
Tutto questo me l’ ha raccontato con molta naturalezza l’ingegnere della Singapore Airlines, che tra l’altro ha tre figli che studiano all’estero (Londra, Australia e Canada) a testimoniare che il Commonwealth ha fatto anche grandi cose. Basta infatti ascoltare una stazione radio malese per capire quanti programmi di scambio siano attivi, tra le università del Regno Unito e la Malesia, e quanto sia facile anche trovare dei voli economici, ad esempio, tra Manchester e Kuala Lumpur. Parliamo di tariffe che arrivano anche a 100 euro.
I malesi hanno mantenuto la loro intraprendenza di mercanti di spezie quando si tratta di sfruttare le offerte più vantaggiose ma si sono anche evoluti enormemente dal punto di vista della sanità e tecnica. Non si puo’ minimamente accostare la Malesia alla Taliandia dal punto di vista avanguardia e non solo perchè qui si è diffuso lo sciacquone del gabinetto anzichè la famigerata pompa dell’acqua siamese. Questa e’ solo la punta dell’iceberg, infatti, ma la dice lunga sullo standard di igiene nei due stati.
Inoltre, i malesi parlano inglese in maniera eccellente, ossia molto meglio di noi. Per questo motivo molti pensionati europei e americani scelgono di ritirarsi in Malesia ed esistono veri e propri programmi per la loro accoglienza, come il gettonato home away che offre loro una lunga serie di facilitazioni per il trasferimento, la permanenza e l’acquisto di case. Suppongo che sia anche questa grossa presenza di stranieri ad arricchire la società in tutti i settori.
Persino nella cultura e nella cucina si sommano le influenze di oltre oceano a quelle cinesi, indiane, thai e malay, già presenti storicamente. Insomma, in mezzo a tanto riso si trova, a Penang, anche del buon pane. E dopo tanto tè nero e verde qui è possibile godersi anche un ottimo caffè.
Se poi si vuole arrivare facilmente a Roma, dice l’ ingegnere malese, i voli più economici sono proprio quelli operati da Alitalia. Lui in italia ci è andato e ha capito che non è solo il paese della mafia, come molti in Malesia credono. Un po’ come i famosi pirati delle molucche, che esistono dice, ma sono, per la maggior parte, filippini.
Comunque, mi avvisa, gli aerei alitalia sono piuttosto vecchi e i malesi preferiscono non prenderli, per quello sono così economici. Per volare in Europa, meglio air Bangla(desh) dice: lui da giovane ha viaggiato molto con loro e così i suoi amici, che pur facendo tappa intutti gli aeroporti del percorso, prima di arrivare, hanno visto il mondo e hanno mandato a casa cartoline come stessero in un autobus. Io mi immagino la scena ridendo sotto i baffi ma, in fondo, mi resta un po’ di amaro e la sensazione che il mondo va avanti e se non ci si muove per tempo si resta fanalino di coda senza nemmeno saperlo, schiavi delle proprie presunzioni.
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