Quel drago del lago di Komodo e altri animali, che purtroppo non ho visto. A volte il mio pensiero va a quelle specie quasi in via d’estinzione che purtroppo, per ragioni di tempo, soldi o semplicemente per mancanza di fortuna, non sono riuscita ad ammirare nel loro habitat. Sì perchè andare allo zoo non fa per me. Nemmeno all’acquario. Il massimo della cattività che ho potuto concepire è stata la riserva dove curavano gli ceetah, ovvero ghepardi, in Sudafrica, per poi rimetterli in libertà. Peccato che per uno scherzo dato dalla pronuncia in inglese, ho pensato fino all’ultimo che si trattasse di scimmie (come Cita di Tarzan, per intenderci!)ed entrando sono rimasta di sasso di fronte all’ozio di quei velocissimi gattoni maculati.
I grossi felini, infatti, vorrei vederli liberi ed è per questo che in Thailandia ho saltato il Tiger Temple, non lontano da Kanchanburi, dove i monaci ti fanno giocare con i tigrotti di pochi mesi e sembra che tu possa anche toccare esemplari adulti, dopoché, chiaramente, e’ stato dato loro da mangiare.
In realtà dovresti alzarti nel cuore della notte, se vuoi arrivare in tempo per vedere il momento del pasto. Questo, insieme al fatto che molti viaggiatori mi hanno detto che gli animali lì sono drogati e maltrattati, mi ha dissuaso dall’andare. Però mi è rimasta l’idea di vedere le tigri come una priorità del prossimo viaggio, visto che, nemmeno in India ho beccato la riserva giusta.
In verità, proprio in India e Thailandia, ho fatto una scorpacciata di elefanti. Forse non tutti sanno che in Asia è un animale sacro, al punto che il re dei Thai ne possiede uno bianco tutto suo. In India, invece, non è raro che un Dumbo ammaestrato e dipinto con segni di mantra indu ti benedica fuori dal tempio. È bellissimo sentire la proboscide che ti rimbalza sulla testa, come se ti dessero un colpetto con una di quelle finte clave dei Flinstones, ripiene di gommapiuma. – BOIIING- è questo pressapoco il rumore che fa! Ti senti un po’ stupido a voler provare e riprovare questa sensazione, felice come un bambino. Fino a che l’elefante non ti chiede un’altra monetina per il suo piccolo show: anche quella devi metterla in mezzo alle sue naricione, e lui le chiude come una manina per poi consegnare l’obolo al cappello del padrone.
Bello, anche se non così emozionante come quando, nel cuore della notte abbiamo dovuto fare inversione di marcia e metterci in salvo perché un gruppo di elefanti aveva l’abitudine di sconfinare tra lo stato del Kerala ed il Karnataka. Noi avevamo convinto in nostro riluttante autista ad attraversare la riserva del Bandipur di notte, perché volevamo arrivare a Mysore al più presto. Pensavamo che gli unici ostacoli sarebbero stati burocratici, visto che tra gli stati indiani ci sono dei veri e propri posti di blocco che chiudono alle nove di sera. Invece, ecco che madre natura ci ha messo di fronte ad una forza superiore a quelle dell’ordine: pachidermi che si muovevano in branco nella selva che dovevamo attraversare. Si tenevano per la coda, come in Fantasia di Walt Disney. Dico solo che il nostro autista è sbiancato, ha detto le uniche parole in inglese che gli abbia mai sentito pronunciare correttamente: OH MY GOD!- e ce la siamo letteralmente filata. Nessuna di noi ha mosso obiezioni a quel punto, anche se io non ero poi così atterrita: già in Sudafrica, nel parco Kruger, una mamma elefante aveva tentato di caricare il gruppo delle nostre macchine ed eravamo sopravvissuti. Si sa, i viaggiatori ed i reporter devono essere anche un po’ incoscienti.
Perché proprio grazie a questa leggerezza, a volte, ci si può imbarcare in una traversata su barche di fortuna e vedere pesci meravigliosi oppure concedersi un trekking nella giungla in Thailndia o Birmania, fregandosene dei serpenti che invece abbondano. Per mia fortuna io non li ho visti, ma a Ko Phangan, per esempio, ci sono pitoni che potrebbero mangiare un cane. Li ho passati in rassegna nelle foto di un amico che trascorre lì i suoi inverni e un giorno aveva notato che sulla strada un grosso lampione era caduto sbarrando il cammino.
Aveva avuto la tentazione di passarci sopra in motorino, poverino, ma per fortuna si era pentito in tempo, preferendo fare il giro. Ebbene, non era affatto un lampione ma un grosso rettile nero con la testa a triangolo, come fosse davvero un porta lampada. Niente male per essere l’ affollatissima isola del Full Moon Party. Mi viene in mente che magari non tutte le allucinazioni dei festaioli siano dovute ad alcool e droghe; qualcuna sarà soltanto una stupefacente ma ordinaria realtà tropicale.
Animals &co mammiferi e rettili di Alessia Biasatto è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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